Finestra Marcianisana

Il movimento socialista nasce e si sviluppa parallelamente alla seconda rivoluzione industriale (XIX secolo). Il socialismo è caratterizzato dalla messa in discussione del principio di proprietà, conseguentemente al rifiuto dell'individualismo liberale, ed è quindi portatore di un radicale mutamento della società; così il rapporto politico-sociale affermato dalla Rivoluzione Francese viene a trovarsi ribaltato, nel senso che ora è il sociale l'area di discussione. L'obiettivo socialista risulta perciò essere il conseguimento della giustizia sociale: questo concetto richiama a sé tre principali elementi, la riflessione settecentesca, grazie a cui era stato elaborato il principio d'uguaglianza, il clima romantico, che ebbe un importante ruolo nella sua elaborazione, e le condizioni sociali della prima rivoluzione industriale, motivo decisivo ai fini dell'uscita della dottrina dall'astrattezza. Così questo termine, "giustizia sociale", viene ad indicare la ricerca di un possibile equilibrio della proprietà, della fine dello sfruttamento e dell'egoismo individualista, di una morale di solidarietà tra gli uomini, ecc…

Il secolo liberale aveva creato la sua antitesi: mentre il liberalismo, spazzando via la società chiusa e rigida tipica del medioevo, era il regime della libertà politica e del potere economico della borghesia, il socialismo si rivolgeva alle classi sfruttate, proletariato e contadini, promettendo loro un mondo in cui fosse abolito il potere dell'uomo sull'uomo; in questo senso la radice delle ingiustizie sociali era identificata appunto nel capitalismo.

Molteplici sono le correnti d'impronta socialista che si articolarono col tempo: l'anarchismo (Michail A. Bakunin, Petr Kropotkin), i vari esponenti nazionali, inglese (Robert Owen), francese (Pierre-Joseph Proudhon, Louis Blanc, Louis-Auguste Blanqui), italiano (Leonida Bissolati, Carlo Cafiero, Andrea Costa, Anna Kuliscioff, Errico Malatesta, Filippo Turati), tedesco, il socialismo scientifico di Karl Marx e Friedrich Engels. Tutte queste teorie politiche e movimenti sono accomunati dai fondamentali elementi sopra descritti. Le correnti possono essere incanalate almeno in due grandi gruppi: il socialismo riformista e il socialismo rivoluzionario. Il primo gruppo si caratterizza per la ricerca di una progressiva espansione sostanziale dei diritti umani come mezzo per superare gradualmente il capitalismo, il secondo nega la possibilità di una trasformazione endogena del metodo di produzione capitalista, proclamando l'inevitabilità di una rivoluzione violenta per abbattere la società borghese.

Il socialismo marxista[modifica | modifica wikitesto]

 

Il termine "comunismo" comparve attorno agli anni trenta del XIX secolo inizialmente come sinonimo di "socialismo", in seguito per indicare maggiore radicalità e lo specifico carattere collettivistico delle teorie proposte. Perse nuovamente significato specifico nella seconda metà dell'Ottocento, per essere poi ripreso, in particolare da Lenin, per distinguere il socialismo rivoluzionario da quello riformista. Venne e viene tuttora ugualmente usato per indicare altre componenti politiche rivoluzionarie radicate nel filone socialista e libertario, come l'anarco-comunismo. Oggi spesso si indicano con questo termine sia le teorie socialiste del filosofo tedesco Karl Marx, sia quelle da lui derivate, incentrate su un'analisi del capitalismo e sulla descrizione "scientifica" del suo superamento.