Le ragioni della Storia

Avendo trascorso gran parte della mia vita tra i banchi di scuola, nell’insegnamento delle materie letterarie, ho collezionato infinite lamentele sulle ragioni, ai più sconosciuti, dell’insegnamento della storia.
Generalmente, essa veniva definita dagli alunni, e anche da alcuni genitori, come “il passato morto e sepolto”, cioè come qualcosa di concluso in un determinato momento del tempo, di superato, di inutile, semplicemente un orpello culturale. Veniva citata la lunga sfilza di date e di fatti da ricordare e, soprattutto, l’elenco delle innumerevoli guerre che hanno insanguinato la terra; insomma un inutile sforzo del cervello ed una immane perdita di tempo per le nuove generazioni. In questa sede vorrei tentare di illustrare il senso e il valore della storia, che rappresentano non solo la nostra cultura ma la nostra stessa identità. Intanto la Storia non è qualcosa di finito, di delimitato e di statico, ma un percorso che continua in noi e riparte da noi, perché nulla si costruisce se non sul passato. Il passato è la radice del futuro, nel senso che il presente stesso trova la sua giustificazione nel passato e, dagli errori commessi, può trarre insegnamento per una ragionevole inversione di marcia. È come se la stria avesse tracciato un solco incancellabile, che continua all’infinito, e nel quale anche le nuove generazioni lasceranno un segno. Si tratta di continuità e dunque di vita; vita di un popolo, di una nazione, di un paese, comunque di una comunità, perché la stria non è mai storia di un singolo individuo per quanto grande e importante questa possa essere.  La Storia è qualcosa di complesso ed è costruita da una serie innumerevole complessa di fattori e concause, compresi quelli inspiegabili che il credente attribuisce alla Provvidenza divina, altri al caso, altri al destino, al fato etc… .Comunque è fondata sulle relazioni umani e perciò, esposta al pericolo dell’ideologia, che spesso la snatura e la classifica . Si capisce facilmente come la Storia “trattata ideologicamente” allontana il lettore dal vero e dal reale, ma è altrettanto vero che la storia viene quasi sempre (per non dire sempre) scritta parte del vincitore. Per la ricostruzione storica, perché di questo si tratta, è sempre necessario l’uso corretto delle fonti, che vanno, perciò, attentamente valutate, quanto a provenienza e ad affidabilità, per evitare di trasformare in romanzo le vicende della propria terra e del proprio paese. La memoria storica è questo: un ritorno a casa, un immersione profonda come un abbraccio nelle nostre origini, una ricerca dello spirito e della purezza primitiva, che, in fondo, sono le uniche cose in grado di permettere e generare mutamenti profondi e duraturi. E la tradizione, il mito, la fantasia, la leggenda, che parte hanno nel contesto storico?  La tradizione non è altro che la ripetizione nel tempo (e quindi storica) di certi atti o comportamenti, tramandati di padre in figlio e giunti fino a noi. Il mito e la leggenda pur condendo elementi fantastici, si sviluppano naturalmente in un determinato contesto storico da cui traggono motivi e personaggi. Basti pensare ai poemi omerici la cui struttura contiene sicuramente elementi storici, riferiti al periodo dei “Re-guerrieri” e dei “Re-pastori”.
La scienza stessa è la scienza di un determinato periodo storico, ed il livello della conoscenza varia nel tempo, così come quello della comunicazione.
Per questo motivo occorre tener sempre presenti le condizioni in cui si trova chi parla e chi scrive.
Per questo motivo occorre tener sempre presenti e condizioni in cui si trova chi parla e chi scrive. Gli antichi scrittori, che spesso citeremo, ci hanno tramandato una visione della vita e del mondo, che apparteneva alla loro epoca, con il relativo bagaglio culturale e politico e le peculiarità specifiche.
E allora che valore può avere una raccolta di Storia e tradizioni del proprio paese per i ragazzi di oggi, per il popolo di Internet?
In un sistema mondo che, diventando sempre più omologato, tende a cancellare le specificità, appare quanto mai necessaria e urgente una valorizzazione delle tradizioni e delle identità locali. Un toponimo, un’espressione dialettale, un cibo, un profumo, una ninnananna antica, sono i luoghi della memoria e dell’anima che ci riportano magicamente indietro, spingendoci ad un abbraccio affettuoso con il nostro passato, fatto di lavoro, di sofferenza e di amore.
Quella del “viaggio”, lo sappiamo tutti, è, forse la metafora più comune della vita, e questo viaggio indietro nel tempo, ci permetterà di scoprire tante cose che ignoravamo su Casale e i Casalesi.
Scopriremo, allora, che l’importanza del lavoro, la capacità di sacrificio e di sopportazione, l’amore per la terra e la patrona “Maria Santissima Preziosa”, il senso dell’orgoglio e della dignità sono caratteristiche che il popolo casalese ha sempre conservato e tramandato nei secoli.

Questo e soltanto questo potrà permetterci di costruire un futuro migliore.

L’AUTRICE
Clementina Corvino