“L’istruzione è uno strumento che rende l’uomo libero, ossia capace di pensare, analizzare e scegliere con la propria testa ”.
Un’ affermazione sottolineata con forza da tanti personaggi importanti del ’900, tra cui va ricordato Nelson Mandela, il quale soleva ripetere: “ La mia più grande ambizione è che ogni bambino vada a scuola, perché l’istruzione è la porta d’ingresso alla libertà, alla democrazia e allo sviluppo”.
“Ogni bambino vada a scuola” . L’istruzione non può, quindi, essere delegata ai singoli individui, ma ad enti preposti a questo.
Le scuole sono strumenti principali per aspettative di vita migliori.
Oggi, dappertutto, la società riconosce che la scuola non si limita solo alla formazione dell’individuo ma influisce direttamente anche sul miglioramento economico della società, in cui non si può scindere il collegamento economia- scuola- lavoro.
La scuola nell'Ottocento
Entrando nel palazzo del Comune, sotto l’androne in alto sulla destra, è possibile leggere questa targa in marmo :
Ad Elisa Barattucci, che per oltre quarant’anni profuse per l’educazione delle fanciulle tutta la bontà del suo animo nobilissimo nell’anniversario di sua morte
il Comune ed i colleghi posero -1 marzo 1923.
Le notizie che siamo riusciti a reperire sulla signora Barattucci sono molto scarse : sappiamo che nacque ad Aversa da Giuseppe Barrattucci e da De Corneliis Fortunata, che risiedeva a Casal di Principe al corso Umberto n.14 e faceva l’insegnante; morì il 28 febbraio del 1922. Il testo della lapide, però, ci fa intendere che dovette essere una maestra che insegnò alle bambine del nostro paese tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e lo fece con tanta dedizione ed impegno da meritarsi una targa nel palazzo comunale. Altro, al momento, non sappiamo…
Le notizie che abbiamo su quel periodo, infatti, sono pochissime e frammentarie. Quel che emerge dai pochi documenti rinvenuti è che a Casal di Principe, come nella maggioranza dei paesi del Sud, la situazione scolastica era molto precaria e l’analfabetismo imperante.
Per secoli, com’è noto, l‘istruzione è stata patrimonio di pochi privilegiati che potevano permettersi gli studi, mentre la massa del popolo restava ignorante.
In Italia, il decennio napoleonico vide svariate riforme e, tra queste, quella dell’istruzione.
Un decreto del 15 agosto 1806 ordinava che “tutte le citta, terre e ville etc, avessero maestri e maestre per i fanciulli e le fanciulle, del leggere e dello scrivere, dell'arte dei numeri e dei doveri del proprio stato; che ogni provincia avesse un collegio per gli uomini, una casa per le donne, ove apprendessero alcune scienze primarie e le arti belle e nobili esercizi di colta società, etc.”
Nei centri urbani di maggiore importanza si cercò di realizzare queste disposizioni ma nei piccoli paesi, come Casal di Principe, gli ostacoli da superare furono moltissimi.
Primo fra tutti il Comune.
La riforma stabiliva che le spese per il mantenimento delle scuole dovevano essere sostenute dalle amministrazioni comunali ma gli amministratori del tempo, spesse volte analfabeti o capaci solo di firmare, si preoccupavano più di far quadrare i conti che promuovere nuove iniziative.
Altro ostacolo era il popolo. I bambini di sette /otto anni erano abbandonati nelle strade, mentre i genitori si dedicavano ai lavori agricoli, o lavoravano essi stessi nei campi o come pastorelli per pecore e mucche. I genitori non comprendevano l'importanza e la necessità di un’istruzione per i figli: credevano che fosse sufficiente trovar loro un lavoro, come avevano fatto loro, perché erano servi e da servi dovevano vivere.
Rimanevano i figli dei benestanti. Neppure questi frequentavano la scuola pubblica; i genitori preferivano mandarli a scuola privata da qualche sacerdote (quando non avevano il sacerdote in casa) perché non volevano che i loro figli si mescolassero con i figli dei loro servi.
Cosi, ai primi dell' Ottocento, sappiamo che le autorità rivolgevano ripetuti appelli alla popolazione perché mandasse i bambini a scuola.
Nel 1813, a Casal di Principe, non esisteva ancora una classe per le bambine.
Nel libro delle delibere del 1851,prima dell’unità d’Italia, leggiamo il resoconto di un’ispezione scolastica:
«Nel di 3 ottobre 1851 mi sono portato io, qui sottoscritto, Ispettore del Circondario di Trentola in casa del sacerdote don Vincenzo Cantelli, maestro sostituto della scuola primaria dei fanciulli di Casal di Principe, ed assistito dal sacerdote don Giovanni Natale, invece del Parroco assente, dal Sindaco Cancelliere, ho ricevuto l'esame.
I fanciulli ivi ritrovati sono 17 di numero. L'esame è riuscito buono e si sono distinti nella: dottrina cristiana, nel leggere e scrivere, nell'aritmetica:
Stefano Corvino, Giovanni Diana, Matteo Corvino, Erasmo Cantelli, Paolo Borrata, Pasquale Borrato, Luigi Ferraiuolo
L'ispettore: Pietro Canonico Conte - Il Sindaco Pasquale Schiavone
Da notare che su una popolazione di 3426 anime, gli alunni non superavano le 17 unità!
Per quasi tutto il corso del secolo ci furono continue lamentele degli insegnanti per la mancanza di locali idonei. Le classi che funzionavano erano costrette a fare lezioni in casa dell'insegnante o in qualche luogo inadatto a quella funzione.
Nel 1869 la situazione era talmente critica che fu provocata, dagli insegnanti, un’ispezione e il resoconto non fu per nulla lusinghiero. L'ispettore del Governo scrisse che il locale era angusto e le finestre senza vetri ; annotò che i banchi dei maschi erano sgangherati e nella classe femminile vi erano due pezzi di legno, sostenuti da piuoli per far sedere le alunne.
Inoltre affermò che le due aule, maschile e femminile, erano divise solo da una bussola e che per entrare nella classe femminile, si doveva attraversare quella maschile.
Eppure, dagli atti, risulta che i1 Comune ogni anno eleggeva, regolarmente, una commissione di vigilanza scolastica, composta da un soprintendente e da due vigilatori!
Se le strutture erano inadeguate e gli alunni scarseggiavano, la preparazione degli insegnanti era Ugualmente problematica. La nomina dei maestri e delle maestre era sottoposta all'approvazione Dell 'Ordinario Diocesano, che aveva avuto questa attribuzione dal Re. In un primo tempo era sufficiente, per la nomina, la pagella della Curia; in un secondo tempo, invece, ci voleva la Patente o Cedola in Belle Lettere.
Fino al 1879, in base al Regolamento Provinciale di Istruzione pubblica, il Comune poteva eleggere maestri elementari senza Patente, ma soltanto per un anno, entro il quale i maestri dovevano acquisire il titolo. Si ebbe, infatti, il caso di due insegnanti, Luigi Schiavone e Adele
Butti (che già insegnavano da quindici anni senza patente ) che furono costretti a munirsi della stessa (Libro delle delibere / anno 1879)
Le maestre venivano nominate dal Comune, che stabiliva anche la “ classe” di stipendio che offriva. Ripetute volte il Prefetto propose agli amministratori di Casale di cambiare qualifica (gli stipendi erano dati in base alla qualifica del paese) e passare dalla quinta classe ad una
superiore, per far aumentare un po’gli stipendi che erano miseri. Gli amministratori si opposero evidenziando le disagiate condizioni economiche del paese.
Scipione Letizia nel suo libro “Un paese fuori legge” riporta che alla fine dell’Ottocento le scuole elementari di Casal di Principe, si componevano di due classi maschili, prima e seconda, e di due femminili, anch’esse prima e seconda. Afferma che le classi maschili erano più numerose e raggiungevano quasi i cinquanta alunni, le classi femminili, invece, erano meno affollate (non raggiungevano il numero di trenta alunne).
Le classi maschili erano molto indisciplinate e i litigi all’ordine del giorno, per cui diventava necessario l’intervento dell’insegnante con la “lunga canna” per mantenere l’ordine, la disciplina ed insegnare i primi rudimenti del sapere.
Le classi femminili, invece, erano più tranquille e disciplinate, anche perché formate da bambine che rappresentavano quasi l’élite della popolazione.
Letizia riferisce: “Durante l’ anno scolastico i bambini maschi frequentavano le scuole durante tutto l’inverno ma in primavera disertavano la scuola perché molti genitori preferivano, date le loro ristrettezze, data la loro miseria, condurre con loro i figli per i lavori nei campi, specie durante il periodo della sarchiatura del grano, che era il prodotto più diffuso e redditizio del paese. E così le scuole maschili si dimezzavano, rimanevano solo i più fortunati, i cui genitori avevano più mezzi per mantenerli”(op.cit. pag.40).
Sempre il Letizia afferma che all’epoca, per le scuole femminili del nostro paese, c’erano due insegnanti giovani, entrambe del luogo, figlie di persone influenti per cultura e censo (una delle insegnanti doveva essere Elisa Barattucci a cui, come già detto, è dedicata la lapide in marmo all’ingresso del Comune ).Nelle classi maschili insegnavano due sacerdoti.
“ I quattro insegnanti erano insufficienti per combattere l’ analfabetismo imperante, causa di tanti mali e di tanti disagi che arreca alla società. Un centro abitato con grande maggioranza di analfabeti, per mancanza di scuole e di insegnanti, con ristrettezze economiche fino all’inverosimile, con alta percentuale demografica, con assenteismo perenne delle autorità comunali, provinciali e nazionali, con carenze igienico- sanitarie, mancanza di acqua potabile, di strade, di fogne, era indiscutibilmente preda della criminalità, di epidemie, di malattie infettive, che decimavano la popolazione specie quella infantile”.(op.cit. pag.41)
Che l’istruzione a Casal di Principe fosse molto deficitaria alla fine dell'800, è ravvisabile anche da quanto si verificò nel 1870. In quell'anno il Prefetto propose ai Comuni di stanziare dei sussidi per i giovani che volevano frequentare corsi nella Scuola Normale Superiore dell'Università di Napoli. Per accedere ai corsi bisognava possedere la licenza liceale o quella dell'Istituto Tecnico. Il Comune si mostrò ben disposto a dare ai giovani questa possibilità ma non si trovò neanche una sola persona munita dei titoli di studio suddetti!