Pubblica sicurezza nei primi anni 20

Le condizioni della Pubblica sicurezza nell’agro nolano, capuano e nei Mazzoni, come abbiamo visto, non erano mai state tranquille. Nel luglio 1920 ci fu l’ennesima interrogazione parlamentare su questo tema, questa volta ad opera dell’on. Buonocore, di Formia, comune appartenente alla provincia di Terra di Lavoro. Il 30 luglio il Prefetto, chiarendo la situazione al Ministero dell’Interno, rispose  che effettivamente nel Capuano e nei Mazzoni si erano consumati molti reati, dovuti sia al generale aumento di essi nel periodo post-bellico, sia alla mancanza di sorveglianza tanto delle zone abitate, quanto delle campagne, per deficienza numerica degli agenti. Molti carabinieri, unica forza di polizia presente in Provincia, erano stati spostati a Napoli e in alcuni centri minori per le agitazioni agrarie e per gli scioperi del personale delle ferrovie e degli operai dei cotonifici.
Nel circondario di Nola  si erano verificati  reati, e tra l’altro, erano stati già scoperti alcuni componenti di un’associazione per delinquere a Palma Campania. Per quanto riguarda l’agro capuano, in città come Grazzanise, S. Maria La Fossa e Comuni limitrofi non si verificavano da tempo reati ; invece a Capua c’erano state varie rapine, i cui autori però erano già stati arrestati e la refurtiva recuperata. Fra i provvedimenti presi per tranquillizzare la popolazione del nolano vi fu la costituzione di due squadriglie di militari dell’Arma, una a Palma Campania e Piazzolla e l’altra a Nola, Liveri e Cimitile. Analoghe misure di prevenzione e repressione furono istituite a Capua. I rinforzi però vennero ritirati di nuovo a settembre per imprescindibili ragioni di ordine pubblico dovute alle elezioni e alle agitazioni agrarie. 
Notizie sulla condizione della Pubblica Sicurezza di Aversa, invece, ci vengono da una comunicazione del Questore di Napoli al Prefetto di Caserta, in cui ci si lamenta dell’esistenza in quella città di varie bische clandestine e di lettere anonime nelle quali  si fa cenno ad una vera e propria associazione per delinquere come «camorra organizzata», composta dal «capo in testa,  camorristi di settimana, picciotti, ecc.».
Nel febbraio 1921 il Commissario della P.S. di Aversa informa il Questore di Napoli che le condizioni della pubblica sicurezza dell’agro aversano sono anormali per il numero di malviventi latitanti presenti in città e nei Comuni limitrofi, anche se specifica che le persone più pericolose erano nel confinante tenimento di Giugliano. Anche per quanto riguarda i Mazzoni, i reati tipici rimanevano sempre gli abigeati, furti, danneggiamenti, incendi, estorsioni, omicidi e ferimenti tra bufalai, minorenti, sensali ecc.
Anche negli anni ’20, inoltre, a politici ed amministratori vengono rivolte accuse di camorra.
È il caso, ad esempio, di una lettera anonima, giunta il 30 agosto 1922 al Prefetto, che descrive la presunta mala gestione di Francolise. In particolare, si legge, coloro che hanno vinto le elezioni subito dopo la guerra, presentandosi come dei rigeneratori morali, da combattenti si trasformarono in «socialisti riformisti sorseggiando l’acqua di Alberto Beneduce, il vero tipo della camorra di Terra di Lavoro». In particolare la nuova Amministrazione si sarebbe resa colpevole di sperpero di pubblico denaro e contemporaneamente avrebbe  aumentato le tasse in modo spropositato. Inoltre, sia il Sindaco che gli Assessori, sarebbero stati accusati di furti, truffe, danneggiamenti, spari...
I reati e le accuse di camorra appena descritti sono da inquadrare rispettivamente nel modus operandi diffuso  nella lotta amministrativa tipica di Terra di Lavoro che procede a colpi di accuse di essere camorrista o collusi.