La nuova Cappella

Cap III
UNA STORIA “PREZIOSA”
2. La nuova cappella

A fronte del continuo aumento dei pellegrini e della diffusione sempre più ampia del culto della Vergine Preziosa, nell'anno 1836, ritenuta insufficiente l'antica cappella, con denaro raccolto per pubblica oblazione, ne fu fatta costruire un'altra, attigua alla precedente, che da quel momento servì esclusivamente da sagrestia.
La nuova cappella aveva la capacità di contenere circa un migliaio di persone, tre altari, l'organo e due vani per l'eremita. Da documenti esistenti presso l'archivio vescovile di Aversa, apprendiamo che il sac. don Donato Coppola, Procuratore della Vergine Santissima con il titolo di “Preziosa”, aveva anche rilasciato la patente di “Romita” ad un certo Antonio Varrazzo di anni 65, di “buona e ottima morale”.
Ancora nell'anno 1860, come da certificato del parroco Michele Baldascino, in data 27 gennaio, presso la Cappella trovavasi Andrea Varallo, addetto alla custodia ed al servigio della cappella rurale si S. Maria la Preziosa, il quale indossava l'abito di eremita, frequentava i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia e prestava fedele ed esatto servizio alla suddetta Cappella.
Nella Santa Visita di Monsignor de Luca del 9 giugno 1851, tale Cappella appare unita al cimitero. Infatti l'antica cappellina si trovava in mezzo ad un territorio che le apparteneva, come spesso succedeva in quei tempi. Il Comune di Casal di Principe, nel 1836, dovendo costruire un cimitero comunale, aveva prescelto una parte di quel territorio, per cui veniva pagato un canone annuo di £ 45.  Successivamente tale cimitero, troppo lontano dal centro abitato e scomodo nell'accesso, venne abbandonato e venne costruito il nuovo cimitero, che sorgeva in via Vaticale, dove ora sorge il parco dedicato a don Giuseppe Diana.

La nuova cappella, costruita con le offerte del popolo, era dunque attigua all'antica, che ormai serviva solo da sagrestia, e divisa dal cimitero da un recinto in muratura.
Il Santagata, sulla scorta delle “Relazioni delle visite pastorali” dei volumi del “Monte frumentario di terra di lavoro” e della sua stessa esperienza, ce ne da' una descrizione molto precisa e particolareggiata. Ci dice che sulla parete di destra, sopra un altarino, si trovava una tela ad olio, riproducente un Cristo dal volto severo, affiancato dalla Vergine Madre che lo prega con le mani giunte e da un Angelo che, addolcito dallo sguardo di Maria, ripone la sua spada nel fodero.
C'erano, inoltre, ritratte varie scene del colera, che nel 1836/37 colpì il regno di Napoli. Erano raffigurate alcune vittime, trasportate dai monatti sui carri, mentre altre erano sparse per il suolo. Accanto ad esse c'era un S. Rocco in preghiera, non sappiamo se quadro o statua. Sotto c'era la scritta “A devozione di Matteo Antonio Corvino”. Sul lato sinistro si trovava una seconda tela ad olio, posto su di un altro altarino. In essa era raffigurato S. Donato, vescovo e martire, che benedice un fanciullo, presentatogli da una donna. Si specificava che la tela era stata fatta a seguito di un voto, da Carlo Coppola nell'A. D. 1841.
Come abbiamo visto, c'era anche l'organo, e nel 1904 il popolo aveva acquistato il suolo, per creare il viale d'accesso alla Cappella, inoltre, proprio quell'anno si provvide alla restaurazione della Cappella e delle decorazioni in modo quasi miracoloso, perché, come descrive il parroco don Michele Natale nel Bollettino dell'ottobre 1904, a seguito di un'occasionale discussione, un giovane calabrese, dilettante di pittura, offrì gratuitamente la sua opera per ristrutturare la chiesa.
In poco meno di un mese, la cappella rurale della Vergine Preziosa rinacque a nuova vita: l'altare maggiore venne ridipinto tutto a doratura e, a grosse lettere dorate, vi spiccavano le parole
“Mater Pretiosa, ora pro nobis!”.
A ricordo di queste opere, venne posta, sulla sinistra di chi entrava nella cappella, un'iscrizione in latino, che ricordava l'opera del giovane pittore calabrese, un certo E. Gesualdi, la sistemazione dell'organo e l'acquisto del nuovo pavimento, dietro interessamento, per la raccolta dei fondi, dello stesso Parroco Natale.
 In questa cappella, secondo la descrizione che ne fa il vescovo Carafa, già nel 1621, si trovava un quadro molto antico, dipinto sul legno, non troppo grande e con la cornice dorata danneggiata dal tempo; anche l'anno appariva cancellato. Nella stessa visita, il vescovo accenna ad un'altra immagine della Madonna, anch'essa antichissima e quasi consumata dal tempo, posta sull'altare di cemento. Per quest'ultima immagine, si tratta dell'unica citazione esistente, mentre la prima, come sappiamo, fu distrutta in un incendio avvenuto casualmente il 12 settembre 1890.