I mestieri nel 700

Casal di Principe sorge in mezzo ad una campagna pianeggiante, fertile, denominata, nei secoli, Campania felix,  Liburia e Terra di Lavoro. Il paese si estende  fino alla zona dei Mazzoni, un tempo vasta landa squallida e acquitrinosa dove  pascolavano, allo stato brado, mandrie di bufale, cavalli, mucche . Per l’alternarsi di  acquitrini e stagni, questi posti erano il soggiorno preferito di vari uccelli migratori ( oche, anatre, pavoncelle…) ma in essi si riproducevano, a milioni, anche zanzare che infestavano le terre circostanti e i casolari e portavano la malaria, vero flagello che decimava la popolazione e ne riduceva le capacità lavorative, specie nella stagione estiva.
Verso la metà del Settecento il nostro era un piccolo paese, di circa 3000 anime, feudo del principe di Durazzano.
Il re Carlo III di Borbone, nel 1753, ordinò il Catasto onciario in tutto il regno per rendersi conto della ricchezza di ognuno e poterla tassare.
Anche a Casal di Principe fu effettuata questa operazione e si ebbe la conferma di ciò che, purtroppo, già si conosceva.
Il territorio era costituito da 4457 moggia di terreno, concentrate nelle mani di poche persone.
Più di ¼ delle terre era di proprietà di don Antonio Gargano, principe di Durazzano e barone di Casal di Principe, che risiedeva a Napoli; cospicui fondi appartenevano alla parrocchia del SS. Salvatore e alle  “Cappelle” ad essa legate (Cappella del Sacramento, del SS. Rosario, della Vergine dei Sette dolori e delle Anime del Purgatorio); vi erano poi i sacerdoti, 13 dei quali avevano appezzamenti di terreno; seguivano ancora vari detentori che non erano di Casale (marchesi, duchi, principi ma anche chiese e monasteri di paesi limitrofi e di varie zone della Campania). 
Escludendo questi beni, al popolo di Casal di Principe restava ben poco.
Dal “Catasto” emerge che solo 21 persone del posto possedevano terreni di proprietà (in misura diversa). Il resto della popolazione viveva miseramente a servizio di questi pochi padroni, lavorando la terra o pascolando il bestiame; altri esercitavano un mestiere che dava loro quel poco per vivere.
Casale era una grande azienda feudale e gli abitanti erano inoltre gravati da dazi e gabelle.
I prodotti agricoli più coltivati in quel periodo erano: orzo, avena, fave ed uva ma la rendita maggiore era offerta dal grano, in seguito sostituito in gran parte dal fieno, in quanto permetteva maggiori profitti.
Sempre dal Catasto risulta, però, che quasi tutti gli abitanti disponevano di una casa propria e i mestieri menzionati sono: massaro, fabbricatore, scarparo, pescatore, vaticale, pesciaiolo, mannese, tessitore, cacciatore, agrimensore, maniscalco, barbiere, molinaro, maestro d’ascia, maestro funaro, pagliarolo, ortolano, maestro sartore e dottore fisico.