Gli anni 60 e 70: il boom economico

Gli anni  Sessanta furono quelli del boom economico anche a Casal di Principe .
Iniziò la meccanizzazione della nostra agricoltura e i casalesi furono i primi, nella zona, ad utilizzare macchine agricole come trattori e mietitrici .
La nostra agricoltura divenne molto fiorente, grazie alla fertilità della nostra terra, ormai del tutto bonificata, e al lavoro dei nostri agricoltori molti dei quali, raggiungendo un certo benessere economico,  acquistarono terreni nelle zone circostanti  ( località Bonito e ‘a Chiana).
Anche le colture principali  subirono  mutamenti.
Ci fu una crisi della coltivazione della canapa (metà anni Cinquanta) che fu sostituita dalla barbabietola da zucchero anche per l’insediamento, a Capua, dello zuccherificio della Cirio.
Il signor S.D. (classe 1927) racconta:
“La coltivazione della canapa iniziava a gennaio-febbraio con l’aratura che serviva a preparare il terreno per la semina che avveniva a metà marzo.  A luglio avveniva il raccolto attraverso varie fasi : estirpazione, essiccazione, battitura, sciriatura .
Dopo cinque-sei giorni si facevano le fascine, si tagliavano le radici, e si mettevano nelle vasche per la maturazione che durava sette-otto giorni.
Le fascine si legavano poi alle due estremità (perché raggiungevano l’altezza di circa 2,5 metri) e si portavano  a casa dove, nei cortili, avveniva la macenula (liberazione delle fibre dalla parte legnosa); la canapa “maciuliata” si conservava ammassata.
Infine si portava al Consorzio Nazionale della Canapa che faceva la stima del prodotto (prima, seconda, a volte anche terza qualità) e la pagava in base a questo.
La coltivazione terminò nel nostro paese verso la metà degli anni Cinquanta”. Merita una mensione particolare Salvatore di Vilio che ha raccolto centinaia di foto storiche sulla coltivazione e lavorazione della canapa (tra cui quelle selezionate in queste pagine) e insieme a Fiorenzo Marino, che ne ha curato i testi, ha pubblicato un libro fotografico altamente istruttivo, dal titolo "I giorni della canapa" di cui è possibile leggere le parti testuali al seguente link 

Negli anni Settanta la barbabietola fu sostituita dai pomodori. Il pomodoro, coltivato su larga scala, divenne l’oro rosso della nostra terra.
Ma anche i cereali, come l'avena e il mais, continuavano a trovare  ampi spazi di coltura perché molto utilizzati nella zootecnica, in quanto Casal di Principe era (ed è) uno dei principali centri di allevamento della bufala campana da cui si ricava il latte per la famosa mozzarella .

Intanto era iniziata, già da alcuni anni,  la crisi della coltivazione dell’uva asprina a causa della difficoltà della raccolta.
Queste viti, forse di origini etrusche o francesi (si racconta che fu Roberto d’Angiò a farle portare dalla Francia per avere un vino che uguagliasse lo champagne) venivano coltivate appoggiandole ai pioppi, “viti maritate ai pioppi”, e potevano raggiungere l’altezza di 15 metri. La raccolta dell’uva richiedeva manodopera qualificata e ad alto costo.
Non essendo più redditizia, questa coltura fu dismessa. Iniziò l’espianto delle alberate che avevano caratterizzato per secoli le nostre campagne e avevano reso il paese famoso per la produzione del vino asprino, conservato in grandi botti nelle famose “grotte di tufo” esistenti in parecchie abitazioni agricole del paese.
Oggi di queste viti resta solo qualche esemplare, testimonianza di un tempo che fu, e l'impegno di alcuni produttori e cittadini teso a riportare l'asprinio agli splendori originari.
Un recentissimo censimento della Regione Campania, effettuato nell’ambito del progetto “Censimento degli alberi monumentali”, ha dato al nostro paese il primato in Campania per il maggior numero di piante di vite ultracentenarie.
Infatti, su una superficie di un ettaro di terreno, sul prolungamento di via Vaticale, alla periferia del paese, è stata riscontrata la presenza di ben 26 viti con un’età compresa tra i 120 e i 150 anni. Straordinari i tronchi di un metro e sessanta di diametro con ceppi di 60 centimetri. A queste si aggiungono altre viti storiche nella zona di via Acquaro. 
Si spera nella creazione di aree agricole protette.