L'evoluzione produttiva nell'800

Nei primi decenni dell’Ottocento le cose mutarono leggermente in meglio perché ci fu qualche assegnazione di terre e, alcune famiglie casalesi, ebbero modo di accrescere il proprio patrimonio. 
Nello “Stato delle anime” troviamo il seguente quadro dei mestieri a cui erano dediti i nostri concittadini dell’epoca:
1. Massari di I classe ( quelli che possedevano molte terre): Gennaro Letizia, Raffaele Corvino, Nicola Pignata, Antonio Letizia, Onofrio Corvino, Antonio Coppola, Innocenzo Coppola, Tomaso Cantiello, Saverio Diana.
2. Massari di II classe ( che possedevano poche moggia di terreno): Elisabetta De Angelis, Mattia Schiavone, Matteo Pizzella, Pasquale De Angelis, Antonio Coppola, Carlo Coppola, Luigi Coppola, Paolo Natale, Giuseppe Letizia, Maria De Angelis, Onofrio Pizzella, Antonio Pizzella, Antonio Panaro, Pasquale Diana, Carmine Baldascino, Saverio Diana, Vincenzo Diana, Leonardo Corvino, Carlo Corvino, Pascale Russo, Giuseppe Coppola.
3. Massari di infima condizione ( avevano qualche moggio di terra in proprio o in affitto da altri): Giuseppe Di Caterino, Paolo Pizzella, Domenico Natale, Corvino Giuseppe, Agostino Natale, Corvino Luigi, Agostino Corvino, Francesco Corvino, Francesco Gagliardi, Antonio Natale, Biagio Pizzella, Gennaro Baldascino, Mattia Scalzone, Domenico Gagliardi, Saverio Coppola, Girolamo Borrata, Giuseppe Schiavone, Andrea Panaro, Sebastiano Corvino, Annamaria Leuci, Saverio Di Bona, Antonio Cantiello, Francesco Cantiello, Antonio Corvino, Gennaro Scalzone, Saverio Letizia, Michele Letizia, Alessio Letizia, Carlo Natale, Andrea Natale, Lorenzo Natale, Francesco Russo, Nicola Natale, Girolamo Corvino, Pietrangelo Natale, Domenico D'Angelo, Giuseppe D'Angelo, Raffaele D'Angelo, Giuseppe Corvino, Giacomo Luongo, Salvatore Luongo, Antonio Coppola, Matteo Natale, Giuseppe Corvino, Alessio D'Angelo, Domenico D'Angelo, Raffaele Cantiello, Giuseppe D'Angelo, Raffaele Schiavone.
4. Notaio: Domenico Scalzone.
5. Armiere: Stefano Luongo.
6. Pescatori *(vedi nota a fondo pagina): Giuseppe Panaro, Nicola Pizzella, Saverio Pizzella, Carlo Natale, Fortunato Di Caterino, Francesco Casciano, Giuseppe Pacifico, Matteo Pacifico, Antonio Piccolo, Pascale Luongo, Giacomo Bianco, Francesco Corvino, Michelangelo Sarracino, Gennaro Schiavone, Antonio Schiavone, Giuseppe Baldascino, Michele Corvino, Biagio Rossi, Antonio dal Piano, Antonio Baldascino, Raffaele Puocci, Bruno Natale, Tommaso Natale, Michele Casciano, Domenico Di Caterino, Gennaro di Lauro, Angelo Gagliardi, Nicola Puoccio, Serafino Luongo, Serafino De Chiara.
7. Custode di animali: Domenico Di Bello, Antonio Noviello, Francesco Martino, Luigi Panaro,  Giovanni Panaro, Pasquale Massaro, Domenico Noviello, Raffaele Spatelisano, Raimondo De Angelis, Saverio de Angelis, Salvatore Russo, Santo Natale, Luca Scamperti, Tommaso Diana.
8. Solapianelle (riparava scarpe): Antonio Russo, Tommaso Casertano, Nicola Massaro.
9. Falegname: Antonio Casertano, Salvatore Baldascino, Francesco Saverio Palumrno.
10. Studente fisico: Domenico Letizia.
11. Studente retorico: Gennaro Letizia.
12. Trainante: Antonio Spatelisano, Francesco Corvino, Luigi Corvino.
13. Senzale: Saverio Natale.
14. Guardacaccia: Luigi Casciano.
15. Dottor fisico: Luigi Gagliardi.
16. Guardiano: Biagio di Laura.
17. Mannese (costruiva e riparava carri): Raffaele di Bianco.
18. Sartore (sarto): Angelo Fontana, Gennaro Graziano, Vincenzo Capasso, Michele Di Ambrogio, Nicola Letizia, Matteo Coppola, Carmine Spatelisano, Antonio Mirello.
19. Pinicarolo: Domenico Cirillo,  Giuseppe Negro, Antonio Turco, Giovanni Di Mare, Carmine Benaduce,  Pascale Russo.
20. Centimolaro (macinava il grano): Marta Baldascino, Girolamo Coppola.
21. Cantore della Comune: Giuseppe Passarelli.
22. Veterinario: Martino Andreozzi.
23. Mastrobottaro (costruiva e riparava le botti) : Vincenzo Di Caterino.
24. Macellaro: Domenico De Vivo, Francesco De Vivo.
25. Guardiano di Campagna: Nicola Pizzella, Vincenzo Gagliardi.
26. Bottegai: Nicola Petrillo.
27. Custode dei Regi Lagni: Francesco Cantiello.
28. Vettorino: Gennaro Dell'Aversana, Donato Corvino.
29. Tramontano: Pascale Baldascino.
30. Levatrice: Maria Marro.
31. Fattore di campagna: Vincenzo Pezzella.
32. Barbitonsore (barbiere): Antonio Baldascino, Giuseppe Cantiello, Giuseppe Villano.
33. Sagristano: Santo Natale
34. Romita (eremita): Bartolomeo Baldascino.
Una correra, alcuni mendici, preti, seminaristi, vari garzoni ed infine circa duecento bracciali (braccianti)”

Dal quadro emerge con chiarezza che la maggioranza della popolazione era dedita all’agricoltura, all’allevamento e ad attività ad esse connesse, situazione che si protrarrà per quasi tutto il Novecento.

*(nota) Può stupire il gran numero di pescatori  ma, a questo proposito, è bene ricordare ciò che afferma Scipione Letizia nel suo libro “Un paese fuori legge”:
“In quell'epoca, l'acqua che scorreva nei Regi Lagni era limpida, cristallina e potabilissima, sia per gli uomini che per gli animali; mandrie intere di bovini, di ovini si abbeveravano nel suo corso dove guizzavano miriadi di frotte di cefali, spigole ed anguille, che costituivano la gioia dei pescatori.
Le acque che scorrevano dalla città di Acerra, dopo aver attraversato numerosi paesi, erano ben arginati e rimboschiti lungo tutto il suo corso, fino alla foce, da piante alte che rendevano anche piacevole il paesaggio. I Regi Lagni non erano “inguinati” né dallo sbocco indiscriminato delle fogne dei paesi che attraversavano come Aversa, Marcianise, Casal di Principe e tutti i paesi dell'aversano, né dall'immissione nel suo alveo, di scorie tossiche dei vari stabilimenti industriali. ( pag.76)
Questa situazione rimarrà invariata fino agli anni Sessanta del Novecento.

I Regi Lagni venivano "inquinati " solo nel mese di settembre, per lo scarico delle acque impregnate di acido solforoso delle numerose vasche di macerazione della canapa, specie nella zona di Marcianise  ed in tutto l'aversano.  In quel periodo c’era una moria di pesci, specie di cefali, che boccheggiavano sulle rive. Da questo derivava il detto “Ciefare ‘nganna ‘a matura”, applicato a persone che “boccheggiavano” (per problemi di salute o di altra natura)