Il Brigadiere Ettore Marramao

Molte persone anziane ricordano che, nel vecchio Cimitero di Casal di Principe ( oggi piazza don Diana) , all’interno della Cappella, c’era un loculo con una lapide marmorea e un’epigrafe:
AD ETTORE MARRAMAO, brigadiere dei RR.CC., trucidato da ergastolani evasi dal Penitenziario di Nisida per compiere il proprio dovere.
Dinanzi alla lapide sembra ci fosse  anche una lampada che ardeva perpetuamente  per volontà del popolo di Casal di Principe.
Ma chi era Ettore Marramao e perché era stato sepolto nel nostro Cimitero se casalese non era ?
Seguiamo il racconto di  Leopoldo Santagata (che riprende Scipione Letizia) anche se sono in corso ricerche in archivi storici per reperire ulteriori notizie su questo personaggio che suscitò, stando ai racconti, tanta commozione ed un comportamento  straordinario  nel popolo di Casal di Principe di fronte al suo assassinio.
“Questo brigadiere non era di Casale ma a Casale visse per molti anni. Era buono, ligio al dovere, onesto, leale tanto che i cittadini prima lo apprezzarono, quindi lo amarono e, quando in quel lontano giorno del 1903 accadde l’imponderabile, accorsero come un sol uomo  per vendicarlo perché la sua morte fu accettata come un lutto di famiglia.
Era una torrida giornata di agosto. In caserma giunse un fonogramma con il quale si comunicava che sei carcerati erano evasi dalle prigioni di Nisida . Erano tutti siciliani e calabresi che stavano scontando l’ergastolo. Bisognava ricercarli e catturarli a tutti i costi perché ritenuti pericolosi. Ma dove erano andati?
Una guardia campestre, proprio in quel giorno, si portò dal brigadiere Ettore Marramao e gli riferì che nella campagna di Casale si aggiravano degli individui sospetti. Al brigadiere saltò subito alla mente l’idea del fonogramma. Che non siano gli evasi? Senza porre indugio, temendo per il popolo, si pose subito in cammino assieme alla guardia campestre nella direzione indicatagli.
 Giunto sul posto trovò effettivamente un uomo che, tranquillamente seduto, si arrostiva delle pannocchie di granone. Gli si avvicinò senza alcun timore e gli intimò di dare i polsi alle manette. Quell’uomo non si ribellò. Accettò rassegnato l’ordine dimostrando, così, di essere il ricercato. Ma dove erano gli altri? Mentre però lo ammanettava, improvvisamente, sbucò dal campo di granturco un secondo pregiudicato che, con un salto felino, gli fu addosso e gli tagliò la carotide. Il brigadiere si trovò in una pozza di sangue senza la possibilità di pronunciare una parola. I due malfattori se la diedero a gambe. La guardia campestre, dopo un primo momento di sbandamento, si riprese e corse in paese per invocare soccorso. I carabinieri, le altre guardie campestri, il popolo intero, al sentire una tale narrazione  allibì e, nello tempo, arse dal fuoco della vendetta.
Si preparò una piccola spedizione per evitare che quei malfattori si allontanassero di molto perché, una volta sorpassati i Regi Lagni, potevano anche diventare imprendibili. E difatti, quando li raggiunsero, erano proprio nella prossimità dei Lagni. Gli evasi, al vedere quella gente, cioè carabinieri, guardie campestri e civili armati, capirono che era finita per loro per cui rimasero fermi facendosi tranquillamente catturare.
Trascinati in paese, la folla, che stava lì ad attendere, ansiosa ed inferocita, avrebbe voluto maciullarli e la forza pubblica dovette usare tutto l’impegno per non farli cadere nei loro artigli.
Trasportati nella caserma, di lì, il giorno successivo, furono inviati al penitenziario di Nisida dal quale erano fuggiti.
Il popolo di Casale volle ricordare con una lapide nel Cimitero la nobile azione compiuta per il sacro attaccamento al proprio dovere, dal brigadiere Ettore Marramao.”