Il colera del 1908

Casal di Principe, che si estende ad ovest della città di Aversa, arriva fino alla zona dei Mazzoni, un tempo  campagna desolata  e acquitrinosa invasa dalle zanzare che portavano la malaria, malattia endemica nel paese, che seminava paura e morte tra i contadini.
Non era, però, solo la malaria a decimare la popolazione; “ le condizioni sanitarie del piccolo paese non solo  erano disastrose ma addirittura infernali “(3)  nota il Letizia e malattie infettive come tifo, brucellosi e poliomelite erano all’ordine del giorno. Causa principale del diffondersi delle epidemie era l’acqua potabile che veniva attinta dai pozzi spesso situati nelle vicinanze di stalle e pozzi neri per cui la falda acquifera ( a 6/7 metri di profondità) era soggetta ad ogni tipo di inquinamento. Le vie secondarie del paese poi, le vinelle, erano dissestate, acquitrinose e accoglievano ogni sorta di rifiuti ed escrementi . 
Nel 1908 ci fu il colera che era già scoppiato a Napoli.
All’inizio si trattò di pochi episodi confusi con gastroenterite acuta dato che, spesso, la popolazione più povera si nutriva di prodotti alimentari a basso costo che potevano risultare adulterati. Ma poi, dato che i casi crescevano e ci fu qualche morto, il medico condotto del tempo, il dottor C.P., allertò il Comune e il Medico Provinciale affinché fossero prese tutte le misure profilattiche del caso.
In verità c’era ben poco da fare perché i mezzi a disposizione erano davvero esigui. 
Il popolo, come sempre nei casi estremi, ricorse all’unica ancora di salvezza che riteneva idonea. Chiese che fosse portato in processione, per il Corso principale del paese, il Crocifisso ligneo del 1500, quello a grandezza naturale, ritenuto particolarmente miracoloso e che sempre veniva  portato in corteo  in caso di calamità naturali (siccità, eccesso di pioggia) o epidemie. Il popolo piangente seguì la processione pregando  il Signore  di liberarlo da quel morbo; poi tutti, affidando l’anima a Dio, si rassegarono al loro destino.
Il medico, con l’aiuto di un’infermiera volontaria e poche persone, pensò di istituire un lazzaretto per isolare i malati, assisterli meglio ed evitare altri contagi.  Come luogo fu scelta la  Chiesa dello Spirito Santo, ancora in costruzione, nella zona Villa, perché era alla periferia del paese e quindi distante dalle abitazioni. Il sacerdote don Francesco Gagliardi, con proprie risorse economiche  e con  donazioni  dei fedeli, aveva eretto questa nuova Chiesa che, consacrata dal Vescovo di Aversa, ospitava già la celebrazione della Messa domenicale anche se mancavano ancora l’intonaco e il pavimento.  La Chiesa fu trasformata in ospedale e ospitò una doppia fila di lettini, circa trenta, a cui se ne aggiungevano altri in caso di necessità.
Il colera mieté parecchie  vittime; ce lo dicono i dati della mortalità di quell’anno che fu più alta rispetto a quella degli anni precedenti e successivi ( 1901 morti 122/ 1908 morti 177/ 1911 morti 151).
Verso  l’ultima decade di agosto, però, l’epidemia  cessò.  I casalesi lo ritennero un miracolo della Madonna Preziosa, la protettrice del paese e, anche se le autorità sanitarie e comunali erano fermamente contrarie, per ovvi motivi, il popolo volle e ottenne che fosse celebrata ugualmente la festa dell’8 settembre, in onore della Patrona, con processione solenne e annessi festeggiamenti.
La Chiesa dello Spirito Santo, intanto, riparati i danni causati dalla sua trasformazione in lazzaretto, nel dicembre 1908 fu elevata a Parrocchia e il primo parroco fu proprio don Francesco Gagliardi.
Scipione Letizia - op.cit .- pag. 128